EDITORIALI DAL 2010
CHE LUCA ZENI BATTA UN COLPO! Chi si aspetta che i problemi del Trentino si risolvano andando a Roma è un sognatore. I nostri problemi si affrontano qui. La crisi morde anche noi. Le imprese chiudono e le risorse scarseggiano. E dobbiamo mantenere il dinosauro che abbiamo allegramente allevato negli anni di euforia: un pulviscolo di enti locali, un apparato burocratico ipertrofico, opere pubbliche faraoniche, imprese di-fatto-provinciali monopoliste e costose... Ma di queste cose si parla poco. Molti veterani della politica non amano discutere su situazioni difficili di cui sono, chi più chi meno, corresponsabili. E tra la gente sono diffusi rassegnazione e fatalismo. Ci siamo abituati al comodo mettersi nelle mani di chi ci governa, senza preoccuparci di andare a vedere "il come e il perchè" di certe scelte... tanto in Trentino si sta bene. Certo che si sta bene, ma nulla è stabile in questo mondo.
Ecco che allora c´è bisogno di un ricambio nella politica. Servono leader con uno stile espressivo aderente alla concretezza. Leader che la piantino di gonfiarsi la bocca di "autonomia" (l´autonomia è un contenitore, va riempito col "fare"). Leader che mostrino sana consapevolezza dei rischi a cui si sta andando incontro e che non pensino a depistare nascondendo la polvere sotto il tappeto. Leader dotati di intraprendenza per captare e indirizzare all´azione forze giovani, pronte a rimboccarsi le maniche per costruire prospettive future. Luca Zeni potrebbe essere uno di questi? Non lo sappiamo ancora ma ci piace pensarlo. Le carte le ha. E probabilmente insieme a lui ci sono altri volti nuovi, di valore. E´ a loro che ci rivolgiamo. Da queste colonne abbiamo spesso sollecitato dibattiti su questioni ineludibili di politica culturale, ma abbiamo urtato contro il muro dell´indifferenza (o pigrizia?). E allora chiediamo a Zeni (e non solo a lui) se e come intende affrontare i temi di politica culturale su cui da tempo puntiamo il faro.
1. Narcisismo. Supportiamo spettacoli, studi e ricerche che ci rendono belli in loco, basta che generino consenso. Una politica castale, autocontemplativa e costosa.
2. Esterofilia. Non ci fidiamo dei nostri prodotti culturali e andiamo a comprarli fuori, come l´inno dei Mondiali di Fiemme del Bregovic. Si esige sempre la star (musicista o architetto) purchè esotica e strapagata. Velleità che sa di provincialismo, con svilimento delle eccellenze locali.
3. Esportazione. Mancano metodo e coordinamento nella veicolazione dei prodotti culturali. Si importa ma non si esporta. Ma politica culturale è anche aiutare le produzioni locali a espatriare, negoziando scambi con gli operatori europei. Così si risparmia e si mantiene attivo il sistema.
4. Competenza. E´ necessario che negli organi decisionali, gangli operativi e finanziari della politica culturale, ci vadano persone competenti. I meriti devono essere quelli acquisiti sul campo, non politici.
5. Innovazione. Il sistema culturale deve puntare attenzione e aiuto su chi diffonde arte, studi, ricerche, comunicazioni con valenza innovativa, ad ampio raggio creativo. Bisogna discriminare tra gli operatori vivi e quelli surgelati.
Insomma, per scavallare l’inevitabile diminuzione delle risorse occorre immettere razionalità, merito e un po’ di cultura di impresa, anche nel sistema culturale. Qualcuno se ne vuole occupare?
francesco pisanu - 11/05/13
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