EDITORIALI DAL 2010
Una politica senza vocazione culturale Un diluvio di liste concepite con lo stesso stile: lista-Caio, pro-Tizio anti-Sempronio. Pare che la politica funzioni come lo scopone: aiuti il tuo compare a tirar su più punti possibile sparigliando le carte agli avversari. E poi c´è la conta: io ho il settebello e 2 scope, tu invece denari e primiera. Avvincente, ma è davvero questa la politica che ci serve oggi?
In questi giorni i quotidiani locali riportano dichiarazioni e conferenze-stampa di prìncipi veterani e nuovi aspiranti ai troni, feudatari di lungo corso e outsider improvvisamente spinti all´attacco della bastiglia. I volti segnati dal tempo prevalgono su quelli freschi e giovanili... ma si sa, questo è un vizio italiano: le facce nuove devono metter su un po’ di rughe prima di recitare un ruolo in politica. In ogni caso finora si stenta a capire quali sono le idee che sottendono liste e coalizioni. Pretendere progetti è forse chiedere troppo: in questo periodo liquido, economicamente incerto, bisogna saper anche navigare a vista, evitando con rapidi colpi di timone gli iceberg che all´improvviso ti si parano davanti e che ti possono affondare la nave. Tuttavia navigare a vista non deve significare non avere una direzione verso cui puntare. Serve una rotta. E una rotta non si improvvisa: se voglio andare in Groenlandia userò la bussola per dirigermi verso nord-ovest. Ecco, pare proprio che manchi l´idea di dove andare, o comunque che la bussola non rientri tra gli strumenti a disposizione di tanti politici. L´uso razionale degli strumenti di navigazione, la focalizzazione su una rotta, la tensione verso un porto a cui approdare... sono metafore nautiche che in politica danno senso al patrimonio spirituale e materiale di un territorio, alla sua “vocazione culturale”. Partiti, movimenti, liste, coalizioni... hanno il compito, il dovere, di farsi interpreti di questa “vocazione culturale”. Le idee che conducono a una prassi politica virtuosa non nascono da strategie buone per vincere a scopone. Senza un uso consapevole della bussola, la nave rischia di girare in tondo e difficilmente arriverà da qualche parte. E non è escluso che se continuerà a vagare a vanvera una tempesta prima o poi le farà imbarcare acqua. Occorre partire da una seria analisi della nostra specificità culturale per trovare risposte credibili e articolate ai problemi economici e sociali. Pensare di cavarsela spacciando come prezioso background valoriale un desolante repertorio di poche frasi fatte (sul lavoro, sull´autonomia, sulla sanità...) significa riproporre una comunicazione politica sempre più distante dai cittadini e dai loro reali problemi. francesco pisanu - 31/08/13
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