EDITORIALI DAL 2010
Caesar (Dellai) Romam petit RIPENSARE IL MODELLO ECONOMICO
C´è un limite culturale, di mentalità, nel nostro affrontare la questione dell´Autonomia e delle sue risorse in calo. Pare che tutti vedano nel rapporto con Roma la soluzione dei problemi: Dellai va là, si appella alla sacralità della Costituzione, torna vincitor... un po´ come Giulio Cesare o Radamès. Certo, trattare è sempre utile ma non basta. Se siamo su una nave (Italia) che fa acqua, possiamo continuare a reclamare il nostro diritto ad alloggiare nei piani più alti per non bagnarci, mentre gli altri stanno giù nella stiva immersi fino alla cintola. Ma arriva un momento in cui quelli che stanno a mollo (e che sono tanti) a vederci sempre belli all´asciutto si inc...no e allora tu puoi invocare nobili tesi giuridiche per giustificare il tuo privilegio ma nella storia prima o poi c´è sempre una bastiglia che cade (a ragione o a torto).
Insomma dovremmo essere consapevoli che qualcosa sta cambiando nella spartizione delle risorse tra centro e periferie. I vasi si stanno facendo sempre più comunicanti (in Italia e in Europa!) e sarà inevitabile il riassetto su un nuovo equilibrio in cui il nostro vaso risulterà meno pieno rispetto al passato. E allora lungi dal rassegnarci allo svuotamento dell´Autonomia e non rinunciando su questo a dare battaglia, è necessario un cambio di mentalità che deve interessare i nostri politici e la società trentina nel suo complesso: prima che arrivi l´acqua alla gola è meglio imparare a nuotare. Imparare a nuotare significa ripensare il modello politico-economico in cui siamo immersi.
L´ente pubblico oggi è insinuato in qualsiasi meandro dell´economia. Anzichè essere arbitro ha scelto di diventare il principale protagonista economico: gestisce e vende (spesso in posizione di monopolio) un’amplissima gamma di servizi tipicamente privatistici attraverso società partecipate. Il Trentino ha un´economia dirigista, un mercato drogato da un fortissimo intervento pubblico e contraddistinto da concorrenzialità quasi inesistente. Le più grandi aziende trentine sono pubbliche o para-pubbliche. Alcune sono monocolture: appartengono all´ente e fatturano tutto (o quasi tutto) allo stesso ente o a sue emanazioni. Sono (praticamente) pubbliche le società che hanno in appalto impianti sportivi, teatri... Questa impostazione che sa molto di socialismo reale ha creato consenso ma generato un dinosauro costoso e non sempre efficiente. Un dinosauro naturalmente non paragonabile a quello siciliano. Ma che pur sempre ha oscurato il valore della competitività, ha reso lillipuziano il tessuto produttivo-imprenditoriale locale, ha creato uffici pletorici e apparati ridondanti, ha aperto una strada facile verso spese e opere faraoniche... Fintanto che le vacche erano grasse tutto ci poteva stare. Ma ora certi nodi stanno arrivando al pettine.
Non è più pensabile una politica che tende a trasformare tutto ciò che tocca in ente pubblico. Oggi occorre fare esattamente l´opposto: la politica deve fare un passo indietro, mollare l’osso, dismettere, aprire le finestre per fare entrare un po´ di vera concorrenza affinchè i trentini, specialmente i giovani, siano incentivati a rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco... Un bel segnale inequivocabile su un cambio di tendenza potrebbe essere il seguente comunicato della Presidenza: "Scusate, le Comunità di valle sono state un errore: rimediamo subito!". Non accadrà, almeno a breve. E così non facendo si rimanderà a domani un passo (inevitabile) che si potrebbe fare già oggi. Ma si sa, è difficile ammettere... A Roma piuttosto, a Roma!
francesco pisanu - 02/03/13
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