EDITORIALI DAL 2010
Perchč Jesus Christ Superstar č un capolavoro. Non basta che Webber sia un genio, nč che le coreografie siano coinvolgenti e sempre coerenti con la narrazione, nč che la regia abbia saputo alternare magistralmente frame emozionali a spietate suggestioni simboliche, nč che i cantanti siano bravi anche a recitare, nč che gli orchestrali dimostrino una versatilitā stilistica rara per quei tempi...
C´č qualcosa di pių. Pervade tutta l´opera (testo, azione, musica...) un´intensa ingenuitā di fondo che si combina alchemicamente con tragedia e ironia: questa miscela rende di stupefacente bellezza tutto ciō che tocca, lo nobilita in senso artistico.
Un esempio straordinariamente efficace č offerto dal finale: un tramonto pittoresco che fa da sfondo alla sagoma della croce: una scena che, proprio per la sua scontata ingenuitā, sarebbe potuta scadere in un buon kitch... E invece, grazie all´ironia contestuale del torpedone stipato di artisti che se ne va, quel quadro drammatico si staglia come una rappresentazione visionaria di Goya, arricchito della potenza del significato che ognuno di noi gli vuole attribuire. E´ nella potenza dei significati sollecitati dentro di noi che l´arte si fa capolavoro.
francesco pisanu - 02/01/14
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