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Bandierine autonomistiche

il bel pezzo a firma di Paolo di Mantovan "Una riflessione anti-invidia", del 12 gennaio, ha il coraggio e l´assennatezza di dare una sveglia alle coscienze dei trentini, amministratori in primis. Riprendiamo il tema: se usiamo l´alibi dell´invidia degli italiani a sud di Borghetto per darci una ragione del riflettore che oggi il paese sta puntando sui nostri privilegi... beh, allora "pecchiamo di presunzione e rischiamo di affondare assieme alle nostre bandierine autonomistiche".

Eh sì, l´immagine è felice (per ironia e efficacia letteraria), poco rassicurante invece nel suo crudo aspetto veridico. Affondare sventolando bandierine è un rischio che il Trentino deve rimuovere al più presto dalle sue prospettive storiche. Il Trentino non merita di affondare: è autonomo quanto (o quasi) la Sicilia, ma non è la Sicilia. Abbiamo certo un sacco di difetti, però da noi è difficile che passi il Gabibbo per documentare ospedali fantasma, orrori ambientali, sperperi pubblici che gridano vendetta. Il Trentino non merita di affondare anche perchè la sua è una popolazione (per cultura, diciamolo pure!) in gran parte laboriosa, attenta alle proprie responsabilità sia in senso individuale che collettivo e comunitario. Se ciò non fosse, certi risultati di eccellenza non si sarebbero conseguiti. Comunque oggi elogiarsi serve a poco, specialmente se non si è tanto ottusi da pensare che non ci siano urgenti motivi per migliorare.

Allora, cosa significherebbe questo presunto attacco della stampa nazionale verso le Autonomie? Forse il solito complotto dei poteri forti? A me pare che la spiegazione sia terra-terra: fino a che l´Italia era il paese di Bengodi il cittadino di Verona, Sondrio, o Macerata poteva più o meno simpaticamente tollerare che in alcuni territori italiani vigesse un benessere provocato (anche) da un privilegiato rapporto finanziario con lo stato. "Quei fioi d´un can da Trento..." borbottava il veronese con bonaria rabbia. Poi però gli passava: caricava il portasci e via, presto, in val di Fassa! Adesso invece le cose stanno cambiando. C´è sempre più gente col sedere per terra. Le cattedrali posticce (perchè edificate sul debito pubblico) di Bengodi si stanno sgretolando come le mura argillose di Babilonia. E, quando si arriva al "si salvi chi può" generale, l´agitare le bandierine può costituire una pratica inefficace e... controproducente.

In poche parole: non è il momento dei mugugni ma di rimboccarsi le maniche. Non illudiamoci che la crisi epocale dell´Italia, dell´Europa, del mondo occidentale tout-court... non sfiori minimamente le nostre rendite. Non so se, mentre Monti (insieme ai più autorevoli economisti) parla di liberalizzazioni, potremo andare avanti con un ente pubblico che si serve in esclusiva presso aziende che esso stesso ha creato, le quali aziende hanno, a loro volta, lo stesso unico cliente. Non so se, mentre in Italia si parla di prosciugare la selva di enti territoriali ridondanti, potremo continuare a giustificare la sovrapposizione di comuni, circoscrizioni e comunità... entità rappresentative di sterminate popolazioni che contano (se va bene) qualche migliaio di anime. Non so se, mentre l´Europa ci sprona alla crescita nel libero mercato, il pubblico potrà seguitare a intervenire pesantemente nell´economia locale, fino al punto da acquisire in toto le attività economiche decotte sul territorio (seggiovie incluse), ostacolando così la formazione di un ceto imprenditoriale robusto e competitivo, in grado di svilupparsi al di fuori degli angusti confini provinciali.

La crisi, malgrado tutto il male che si porta dietro, potrebbe pur sempre rappresentare per il Trentino l´opportunità di implementare politiche economiche virtuose, razionalizzando impieghi e risorse. Pensando di cavarcela solo agitando bandierine non andremmo tanto distante. Rischieremmo piuttosto di ritagliarci un´immagine sgradevolmente "egoistica e isolazionista" in Italia. Di questi tempi sarebbe una iattura: siamo (purtroppo o per fortuna) una provincia italiana, non un principato. Vogliamo forse provare con Vienna, come minacciano da Salorno in su? Come bluff non è male, ma scommettiamo che Monti non ci casca? (Sul quotidiano Il Trentino del 14/1/12)

francesco pisanu - 02/03/13

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